Una Repubblica solida, una città che guarda al futuro

Ravenna capitale dell’Energia
Giugno 2, 2021

Roma - Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della deposizione di una corona d’alloro sulla Tomba del Milite Ignoto, nella ricorrenza del 75° anniversario della Liberazione , oggi 25 aprile 2020. (Foto di Paolo Giandotti - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Una Repubblica solida, una città che guarda al futuro

di Letizia Magnani - Direttore de La Voce di Romagna

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ce lo ha ricordato ancora un volta: siamo una Repubblica solida, che nei suoi 75 anni di vita ha mostrato la capacità di reagire, e superare, calamità naturali, periodi bui e difficili, dalla stagione del terrorismo alla pandemia, con forza e unità. Tutti noi ricordiamo il Presidente Mattarella salire solitario le scale dell’Altare della Patria, esattamente un anno fa.

Quell’immagine resterà per sempre nella mia memoria e, ne sono sicura, anche nella vostra. Non possiamo prescindere dal ricordare. E’ un dovere farlo, per la tante, troppe vittime della pandemia, ma anche per riuscire con forza a parlare di futuro, sapendo che abbiamo dietro di noi un passato di cui andare fieri. Carlo Azeglio Ciampi da Presi- dente della Repubblica, ha reso Istituzione la festa del 2 giugno 1946: ci è maestro, eppure cito nuovamente Mattarella, il quale, a quasi due anni dall’inizio della pandemia, celebrando per il se- condo anno consecutivo, con la mascherina, la festa del 2 giugno, ci ha ricordato in maniera plastica la forza degli italiani e della Repubblica. Uniti si vince. Uniti di ricostruisce il Paese. Uniti si guarda al futuro. Lo facciamo anche noi, partendo con forza dalla nostra storia e da quella repubblica. 2 giugno 1946. La data più bella. 75 anni fa, appunto, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, con lo svolgimento del referendum tra monarchia e repubblica, inizia un nuovo corso per l’Italia. La ricostruzione allora non è stata solo dei ponti e delle strade, ma anche dei rapporti fra le persone, minati da una guerra terribile, lunghissima, ma anche e soprattutto dall’ideologia.

Fratelli, figli degli stessi genitori, erano stati l’uno contro l’altro, avevano due idee diverse di Italia. Una, lo sappiamo, era sbagliata. Una, lo viviamo tutti i giorni, era giusta. Da ricostruire non c’erano solo le case, le strade, i ponti, no, c’erano anche le relazioni fra le persone, che in quel voto diventavano, per la prima volta, piena- mente cittadini e cittadine. Da cittadini e cittadine oggi dobbiamo fare lo stesso sforzo. La partita sarà lunga, la vita di tutti noi è in parte cambiata e da ricostruire non ci sono strade e ponti, ma una nuova socialità e la consapevolezza che oggi, come 75 anni fa, solo assieme possiamo farcela. Noi ci siamo. La Voce c’è, il PRI c’è. Lo dimostreremo nei prossimi mesi, che ci dividono, dalle lezioni amministrative. Il voto, pensate che grande forma di bellezza. Un voto per decidere il volto futuro della città, del territorio e del Paese. Un voto per continuare a crescere e per tornare alla vita. Il giornale, come il partito si adeguano ai tempi. Questo numero, il primo dopo una pausa forzata – ah, la pandemia! – sarà in versione sfogliabile digitalmente, ma presto torneremo anche nelle case di ognuno e di ognuna, per ricordarci ancora e sempre, che siamo dalla stessa parte, quella giusta! Buon 2 giugno a tutti e a tutte.